martedì 16 settembre 2025

Infiammazione e rischio suicidario Psicochirologia Dott. Enrico Pallocca


 

  Infiammazione e rischio suicidario                                                                                                               Una riflessione psicochirologica                                                                                                               Come psicochirologo e laureato in Scienze Psicologiche Applicate, mi trovo spesso ad osservare come il corpo e la psiche parlino attraverso segni che vanno oltre la parola. La mano, il volto, la voce e persino il silenzio custodiscono messaggi profondi che ci aiutano a comprendere il malessere di chi soffre. La ricerca scientifica ci mostra oggi un legame sempre più chiaro tra infiammazione cronica e rischio suicidario. L’infiammazione, che nasce come naturale meccanismo di difesa del nostro organismo, quando diventa persistente si trasforma in un fuoco silenzioso che può alterare il sistema nervoso, influenzare l’umore e aprire la strada alla depressione e ai pensieri autolesivi. Molecole come le citochine – veri e propri mediatori chimici dell’infiammazione – sono in grado di raggiungere il cervello e modificare il funzionamento dei neurotrasmettitori che regolano emozioni, impulsività e capacità di reagire allo stress. Non a caso, molti studi dimostrano come elevati livelli di infiammazione siano associati a disturbi dell’umore, aggressività e comportamenti suicidari. In questa prospettiva, la mano diventa per me non solo uno strumento diagnostico simbolico, ma anche un ponte di ascolto: nelle linee, nei colori della pelle, nella tensione delle dita, colgo i segni del corpo che “grida ciò che la bocca tace”. Parlare di infiammazione significa quindi parlare anche di ambiente, stili di vita, alimentazione, stress sociale e traumi. È un tema che unisce biologia e psicologia, medicina e spiritualità. Sapere che il rischio suicidario non dipende solo da fattori psichici, ma anche da processi corporei misurabili, ci offre una visione più integrata e una possibilità in più di prevenzione e cura. La sfida è costruire un approccio multidisciplinare: psichiatri, psicologi, internisti, ma anche psicochirologi, possono insieme leggere i segni dell’infiammazione e del malessere, riconoscendone i segnali prima che diventino irreversibili. La mia esperienza, tra le mani incontrate sul Ponte Sisto e nei colloqui privati, mi conferma ogni giorno che la persona non va mai ridotta a un sintomo. La mano ci ricorda che siamo unità di corpo e spirito: solo ascoltando entrambi possiamo restituire speranza a chi si trova sull’orlo del silenzio più estremo.

mercoledì 10 settembre 2025

La Mano e i Tarocchi Psicochirologia Dott. Enrico Pallocca


 

                                                                   La Mano e i Tarocchi

                                                 Un vangelo inciso nella carne

Introduzione

La mano è un libro sacro.

Ogni dito custodisce un archetipo, ogni linea una parola, ogni gesto una preghiera. I Tarocchi degli Arcani Maggiori diventano le lettere di questo alfabeto nascosto: essi entrano nella mano e la trasformano in un vangelo vivente, dove Cabala, Bibbia e Psiche si intrecciano.

Il Pollice – Il Bagatto (Aleph)

Il pollice è radice e fondamento della mano. È il seme e l’inizio, la volontà che muove, la bocca che pronuncia la parola creatrice.

È il Bagatto, il mago che apre il cammino.

“Se ti dimentico, Gerusalemme, si paralizzi la mia destra” (Salmo 136).

Meditazione pratica

Appoggia il pollice sul cuore e ripeti:

“Ogni inizio è in me, la mia parola crea, la mia volontà si radica in Dio.”

L’Indice – La Sapienza (Papessa, Papa, Giustizia)

L’indice indica e orienta. Porta in sé la Papessa e il Papa, custodi della Legge e della Sapienza, e la Giustizia, che separa e illumina.

È il dito della coscienza vigile, del discernimento che guida i passi.

Meditazione pratica

Solleva l’indice davanti agli occhi.

Ripeti:

“Mostrami la via, Signore, e io camminerò nella verità.”

Il Medio – L’Asse dell’Anima (Amanti, Eremita, Ruota)

Il medio è colonna centrale, asse della mano e specchio della Linea del Destino. Vi abitano gli Amanti, l’Eremita e la Ruota della Fortuna: scelta, raccoglimento, ciclo della vita.

Nell’icona di Cristo, il medio coincide con l’asse del volto: occhio, bocca, cuore.

Meditazione pratica

Appoggia il medio al centro della fronte, fra le sopracciglia.

Ripeti:

“Nel silenzio trovo il mio centro, nel cuore scopro la mia direzione.”

L’Anulare – La Luce e la Fedeltà (Sole, Giustizia, Mondo)

L’anulare è il dito della rivelazione e della fedeltà. Qui risplende il Sole, vi si misura la Giustizia, vi si compie il Mondo.

È il dito dell’anello nuziale, segno dell’alleanza eterna.

Meditazione pratica

Appoggia l’anulare sul cuore.

Ripeti:

“Sono fedele alla mia luce, custodisco la gioia, vivo nell’alleanza.”

Il Mignolo – La Prova e la Liberazione (Torre, Diavolo, Matto)

Il mignolo è il più fragile, ma porta i misteri più profondi. Vi abitano la Torre, il Diavolo e il Matto: crollo, catena, follia e liberazione.

È il dito della comunicazione e della rottura degli schemi, ma anche della resa totale allo Spirito.

Meditazione pratica

Stringi delicatamente il mignolo e ripeti:

“Accolgo le mie cadute, mi affido allo Spirito, la mia debolezza è la mia libertà.”

Il Palmo – Le Stagioni della Vita

Il palmo è il centro, il grembo che accoglie i cicli dell’esistenza.

  • Primavera (Papa, V) → Energia, inizio, benedizione.
  • Estate (Stella, XVII) → Amore, maturità, gloria.
  • Autunno (Morte, XIII) → Trasformazione, passaggio.
  • Inverno (Eremita, IX) → Silenzio, beni spirituali.

Meditazione pratica

Apri il palmo verso l’alto e immagina che le quattro stagioni passino sopra la tua mano.

Ripeti:

“Accolgo i cicli della vita, ogni tempo ha un suo dono.”

Il Palmo – Gli Elementi

La mano raccoglie anche i quattro elementi:

  • Fuoco (Sole, XIX) → forza vitale e coraggio.
  • Terra (Imperatrice, III) → nutrimento e fecondità.
  • Acqua/Metallo (Luna XVIII, Temperanza XIV) → equilibrio e misura.
  • Legno (Forza, XI) → crescita e radici.

Meditazione pratica

Visualizza nel palmo il fuoco che arde, la terra che sostiene, l’acqua che scorre, il legno che cresce.

Ripeti:

“Sono parte della creazione, gli elementi mi abitano e mi nutrono.”

Cristo, l’Asse della Mano

Quando sovrapponiamo l’icona di Cristo alla mano, l’asse del palmo coincide con l’asse del volto: occhi, bocca, cuore.

La mano diventa così icona vivente, vangelo inciso nella carne.

Meditazione pratica

Unisci le mani in preghiera e ripeti:

“Signore, rendi le mie mani strumento della tua luce.”

Conclusione

La mano è una cattedrale vivente.

Ogni dito è un cammino, ogni linea un passaggio, ogni stagione un tempo della vita.

Chi impara a leggerla non si limita a decifrare il destino: scopre che dentro la carne è inciso il disegno eterno.

“Ancora embrione mi hanno visto i tuoi occhi; tutto era scritto sul tuo libro” (Salmo 138,16).

 

 

 





lunedì 8 settembre 2025

La Teoria Polivagale in Psicochirologia e nella Lettura dei Tarocchi Dott. Enrico Pallocca


 


La Teoria Polivagale in Psicochirologia e nella Lettura dei Tarocchi

Dott. Enrico Pallocca – Psicochirologo

Il nervo vago è il grande fiume nascosto che attraversa il nostro corpo: dal cervello al cuore, dai polmoni all’intestino. È il filo invisibile che unisce pensiero, emozione e corpo, il “sesto senso” della nostra spiritualità biologica.

Stephen Porges, con la sua Teoria Polivagale, ha mostrato che il nostro sistema nervoso autonomo non funziona solo come un interruttore tra attacco/fuga e rilassamento, ma come un’orchestra più complessa, con tre grandi vie:

  • Dorsovagale: la più antica, che ci immobilizza quando il pericolo è estremo.
  • Simpatico: che ci spinge alla lotta o alla fuga.
  • Ventrovagale: la più recente, tipica dei mammiferi, che permette il legame sociale, l’empatia, il sentirsi al sicuro accanto a un altro.

Questa visione è rivoluzionaria: ci mostra che la sicurezza non è un concetto astratto, ma uno stato neurofisiologico. Senza sicurezza non c’è relazione, non c’è amore, non c’è crescita.

La mano come specchio del vago

Nella lettura della mano, io cerco i segni di queste tre vie. Una linea interrotta, un solco profondo, una tensione della pelle mi raccontano se la persona è bloccata nella rigidità della difesa, nella corsa dell’ansia, o se invece ha trovato un ritmo più armonico. La mano porta i segni del sistema nervoso come un papiro scritto nel corpo.

Quando osservo la mano destra, la considero come la “scrittura di Dio nel grembo materno”: lì leggo la nostra neurocezione più profonda, la capacità di riconoscere sicurezza o minaccia. La mano sinistra, invece, mi parla di come viviamo oggi quella memoria biologica: se siamo capaci di aprirci agli altri o se rimaniamo chiusi nella solitudine.

I Tarocchi come linguaggio del vago

La stessa dinamica avviene nella lettura dei Tarocchi. Ogni Arcano risuona con uno stato polivagale:

  • Il Matto evoca l’immobilizzazione, la perdita di orientamento.
  • La Torre richiama il sistema simpatico in piena attivazione, lo shock, la fuga.
  • La Stella o Il Sole invece richiamano il ventrovagale: l’apertura, la fiducia, la connessione.

Leggere i Tarocchi dopo aver letto la mano significa unire due alfabeti dello stesso linguaggio: quello del corpo e quello dell’anima. Entrambi parlano del nostro bisogno di sicurezza, co-regolazione e appartenenza.

Psicochirologia e co-regolazione

Ogni incontro di lettura è un atto di co-regolazione. La mia voce, il tono, la presenza delle mie mani che accolgono quelle del consultante, sono già un invito al suo sistema ventrovagale a “sentirsi al sicuro”. Non è solo un gesto interpretativo: è un dialogo fisiologico, un rito di risonanza.

Quando una persona arriva a me con un vissuto di trauma, di ansia o di solitudine, la lettura della mano e dei Tarocchi non è solo predizione: è cura del campo mentale, è stimolo del vago, è riapertura al legame.

Dal corpo allo spirito

La Teoria Polivagale ci dice che la spiritualità non è un concetto lontano, ma un’esperienza incarnata. Quando respiriamo profondamente, quando preghiamo, quando stringiamo una mano con fiducia, stiamo già stimolando il nervo vago e riportando equilibrio.

In questo senso, la Psicochirologia è un ponte tra biologia e spiritualità: la mano diventa il luogo dove la teoria scientifica di Porges incontra la tradizione simbolica dei Tarocchi e la mia esperienza carmelitana.

Il nervo vago ci ricorda che non siamo fatti per stare soli. Leggere la mano è allora leggere la via per tornare a casa: nel corpo, nel cuore, nell’altro, in Dio.

martedì 2 settembre 2025

Laminina: la Croce nascosta nelle fibre della vita e la Mano come impronta di Dio Dott. Enrico Pallocca Psicochirologo

 

 


Laminina: la Croce nascosta nelle fibre della vita e la Mano come impronta di Dio

di Dott. Enrico Pallocca

Introduzione

La laminina è una glicoproteina che vive nelle profondità del nostro corpo: fa parte della lamina basale, la matrice che sostiene e unisce i tessuti. In biologia è chiamata il “collante dei tessuti”: lega cellule, integrine, collagene IV, ricucendo e organizzando lo spazio del corpo. Gli scienziati la descrivono come una molecola a tre catene intrecciate, spesso rappresentata con uno schema che ricorda una croce. Non è una fotografia perfetta, ma un disegno funzionale: eppure, a chi contempla, sembra quasi un segno nascosto, un’icona incisa nella materia stessa.



Chiave psicochirologica

Nella mia pratica di psicochirologia, la mano diventa una pagina sacra. In particolare la mano destra è per me l’impronta di Dio: il segno che portiamo dal grembo materno, la traccia originaria del progetto che ci abita. Se guardo la laminina con questo sguardo, vedo che il corpo stesso porta una Croce interiore che tiene insieme e sostiene. È come se il disegno divino si inscrivesse nelle fibre più intime del nostro essere: La verticale della Croce è la nostra direzione, la colonna della vita che ci innalza e ci sostiene. L’orizzontale è la relazione, l’abbraccio agli altri, il dono di sé. La mano, con le sue linee, ripete questo linguaggio nascosto: la Linea del Destino scende come una colonna vertebrale; la Linea del Cuore si apre in orizzontale come braccia tese. Ogni segno sul palmo diventa un eco della laminina, una trama invisibile che ricorda: tu sei fatto per essere unito, non disperso.



La mano destra: impronta divina

Quando leggo la mano destra, la vedo come la prima scrittura di Dio nel corpo: un sigillo che custodisce il legame tra la biologia e il mistero. La laminina, con la sua immagine a croce, mi ricorda che Dio abita nelle fibre più intime del corpo, là dove tutto si tiene insieme. Nella mano, queste fibre diventano segni visibili: linee, monti, pieghe che raccontano non solo la storia personale, ma anche la vocazione che sostiene ogni uomo e donna. Così, la scienza che descrive la laminina incontra la spiritualità che contempla la Croce: entrambe ci dicono che siamo tenuti insieme da un principio d’amore.


Conclusione

La laminina non è una “prova” della fede: è una scoperta scientifica che, agli occhi di chi legge la mano come impronta divina, si trasforma in simbolo. La mano destra, con le sue linee ancestrali, diventa lo spazio dove la laminina dell’anima – il collante invisibile – si fa visibile: unendo cuore e mente, dolore e guarigione, corpo e spirito. Nella lettura della mano, invito chi mi incontra a riconoscere la propria “laminina interiore”: la forza nascosta che tiene insieme, ricompone e orienta verso la Croce che salva.


© 2025 Dott. Enrico Pallocca – Testo per uso personale e divulgativo sul blog.


venerdì 29 agosto 2025

Lo Sfenoide: la Farfalla Nascosta del Volto e delle Mani Dott. Enrico Pallocca Psicochirologo

 


Lo Sfenoide: la Farfalla Nascosta del Volto e delle Mani                Lo sfenoide nella mia Psicochirologia

Quando leggo una mano, non osservo soltanto il palmo e le sue linee. Il mio sguardo si estende al

volto, alle rughe della fronte, ai solchi che il tempo e le emozioni hanno inciso, ai nei che spuntano

come segni silenziosi. Tutto il corpo è un linguaggio, e lo sfenoide è la chiave segreta di questo

linguaggio.

Lo sfenoide come farfalla del cranio

Lo sfenoide non è un semplice osso. È nascosto al cuore del cranio, con le ali spiegate come una

farfalla o un uccello in volo. È la chiave di volta della nostra testa, un ponte invisibile che tiene unite

le altre ossa craniche, e al tempo stesso un centro vitale di vibrazione. La sua forma è simbolica:

due ali, un corpo centrale, e nel cuore di questo corpo la sella turcica, dove siede l’ipofisi, la

ghiandola maestra che regola il ritmo ormonale, la crescita, le emozioni, la vita.

Il respiro primordiale

Lo sfenoide si muove. Non lo vediamo, ma lo possiamo percepire. È lui che aziona il cosiddetto

Movimento Respiratorio Primario, un ritmo più antico del respiro polmonare, che inizia nel grembo

materno, al quinto mese di vita fetale, e che continua persino dopo la morte. Un respiro sottile, che

pulsa dalle profondità del cranio, scorrendo nel liquido cerebrospinale come una marea invisibile.

Quando leggo la mano, lo sento: è come se le vibrazioni dello sfenoide arrivassero fino alle dita,

scrivendo nei solchi della pelle ciò che la mente e il cuore non riescono a dire.

Le linee della fronte e le onde del mare

Le rughe della fronte sono eco di queste vibrazioni. Non sono soltanto segni dell’età, ma onde di un

mare interiore. Girolamo Cardano, nei suoi scritti sulla fisiognomica, parlava delle linee frontali

come di tracciati planetari, collegati a Saturno, Giove, Marte. Io le vedo come onde dello sfenoide,

che porta a galla pensieri, paure, desideri. Ogni linea, ogni piega del volto, è la manifestazione

esteriore del movimento interno di questa farfalla d’osso che vibra e canta dentro di noi.

Lo sfenoide come ponte tra mondi

Il mio lavoro da psicochirologo è questo: non fermarmi alla superficie, ma ascoltare il canto

nascosto dello sfenoide. Quando appoggio lo sguardo su una mano, io sento non solo la carne e le

linee, ma il respiro profondo dello sfenoide che scorre in tutto il corpo. È come udire un uccello a

metà del suo canto, o una foresta che mormora nel vento. Per me lo sfenoide non è mai solo un

osso. È un essere vivente, un ponte tra il corpo e l’anima. È la memoria dell’evoluzione scritta nelle

ossa. È la radice della postura e la chiave della concentrazione. È la farfalla che, battendo le sue ali

invisibili, manda un’eco nelle mani che leggo, nelle linee della fronte che osservo, nelle emozioni

che respiro.

Conclusione

Il corpo umano non è mai separato dalla natura: è natura piegata verso l’interno. E se impariamo ad

ascoltarlo, lo sfenoide ci parla: ci racconta di maree invisibili, di memorie evolutive, di un respiro che

non si spegne mai. E allora la mano diventa un libro vivente, il volto un paesaggio, e lo sfenoide il

custode di un canto che ci unisce alla vita e all’universo.            

mercoledì 20 agosto 2025

EMPATIA, LETTURA DELLA MANO E TAROCCHI Dott. Enrico Pallocca psicochirologo


                                         EMPATIA, LETTURA DELLA MANO E TATOCCHI

1. L’empatia in chiave scientifica

La psicologia contemporanea descrive l’empatia come la capacità di percepire e comprendere gli stati interiori di un’altra persona, distinguendo almeno due grandi dimensioni:

Empatia cognitiva, cioè la capacità di mettersi nei panni dell’altro e comprenderne pensieri, motivazioni e prospettive;

Empatia affettiva, ossia la risonanza emotiva che ci permette di sentire, dentro di noi, ciò che l’altro prova, senza per questo confonderci con lui.

Le neuroscienze hanno mostrato come questa facoltà sia sostenuta da sistemi cerebrali complessi, che coinvolgono sia le aree prefrontali (attribuzione di stati mentali) sia il sistema dei neuroni specchio (condivisione incarnata delle emozioni).

L’empatia, dunque, non è un semplice “sentire con”, ma un processo multidimensionale che ci consente di costruire relazioni autentiche. Per questo, nel campo terapeutico e nell’accompagnamento spirituale, è considerata una delle abilità fondamentali.

2. Edith Stein: l’empatia come atto spirituale

La filosofa carmelitana Edith Stein, nella sua opera Zum Problem der Einfühlung (1917), definisce l’empatia come un atto conoscitivo sui generis, che ci apre al vissuto interiore dell’altro.

Secondo Stein:

1. L’empatia emerge quando percepiamo i segni esteriori di un’emozione (un volto che si illumina di gioia, un gesto di dolore).

2. Si riempie quando ci disponiamo a far risuonare dentro di noi quell’esperienza.

3. Si oggettiva quando riconosciamo che quel vissuto appartiene all’altro, senza confonderlo con il nostro.

Per Stein, l’empatia non è solo un fatto psicologico, ma diventa anche atto d’amore: un riconoscere il valore unico e irripetibile della persona che ci sta davanti.

Nella prospettiva carmelitana, l’empatia si radica nella preghiera interiore, cioè nella capacità di aprire il cuore e la mente alla presenza di Dio. In Gesù Cristo – vero uomo e vero Dio – l’empatia trova il suo compimento: Dio stesso si è fatto “empatibile”, vicino a noi fino a condividere la nostra condizione umana.

3. La mia esperienza di psicochirologo

Come psicochirologo vivo l’empatia come un atto di ascolto profondo.

Quando osservo una mano, non mi limito a decifrare segni, linee o forme: cerco di empatizzare con la storia che quella mano custodisce.

Nell’osservare una linea del Cuore spezzata, non vedo solo un dato morfologico, ma entro in risonanza con il dolore affettivo che quella persona porta con sé.

Nel cogliere una linea della Vita forte e netta, sento vibrare la fiducia vitale e la resilienza di chi ho davanti.

L’empatia mi permette di non cadere nella freddezza della diagnosi né nell’illusione della proiezione: entro in comunione con l’altro rispettandone la verità interiore.

4. Empatia e Tarocchi: i simboli come specchio dell’anima

Lo stesso avviene nella lettura dei Tarocchi, che considero non strumenti di predizione, ma specchi simbolici dell’inconscio e della vita spirituale.

Ogni carta – dal Sole alla Torre, dall’Eremita alla Temperanza – diventa una porta empatica:

mi apre al vissuto dell’altro,

mi invita a percepire ciò che vibra nella sua interiorità,

mi permette di tradurre in parole e immagini quello che altrimenti resterebbe taciuto.

In questo senso, la lettura dei Tarocchi non è dissimile dalla lettura della mano: entrambe sono vie empatiche che permettono di incontrare l’altro nella sua profondità, creando un dialogo che non è mai solo tecnico, ma relazionale e spirituale.

5. L’empatia cristiana: il mio rapporto con Gesù

Come cristiano, l’empatia non è soltanto uno strumento umano, ma un luogo d’incontro con Cristo.

Nel Vangelo vedo in Gesù l’esempio supremo di empatia:

Egli piange con Marta e Maria davanti alla tomba di Lazzaro.

Si commuove davanti alle folle stanche e smarrite.

Ascolta il dolore dei poveri e dei peccatori senza giudicarli.

Vivere l’empatia come psicochirologo significa per me partecipare di questo sguardo di Gesù: lasciarmi toccare dal dolore e dalla gioia degli altri, senza fuggire, senza restarne schiacciato, ma trasformando quell’incontro in occasione di amore e di crescita reciproca.

La mano che leggo, la carta che si apre, diventano allora un piccolo Vangelo incarnato: un modo per lasciarmi raggiungere da Cristo presente nell’altro, e per restituire a chi si affida a me non solo interpretazioni, ma soprattutto presenza e speranza.

Conclusione

L’empatia è un ponte.

La psicologia la riconosce come facoltà del cervello umano che ci permette di costruire relazioni autentiche.

Edith Stein l’ha compresa come atto fondamentale della vita spirituale e come via d’amore.

Io, come psicochirologo e cristiano, la vivo come una chiamata: leggere una mano o una carta non è soltanto interpretare segni, ma entrare in empatia con una storia e riportarla alla luce, nello stesso Spirito di Cristo che ha scelto di condividere la nostra vita.